di Valentina Capuozzo
Assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
L’articolo esamina l’evoluzione della giurisprudenza della corte europea dei diritti umani sulla rettifica dell’identità di genere registrata. Traccia il graduale passaggio della corte da un approccio prudente, incentrato sul mantenimento del margine di valutazione degli stati membri, al riconoscimento di un obbligo positivo per garantire la rettifica legale di genere per gli individui che attraversano una transizione binaria di genere. Al contrario, la Corte rimane riluttante ad estendere analoghe protezioni alle identità non binarie, come dimostrato dalle recenti sentenze che confermano la discrezionalità dello stato in assenza di un consenso europeo. Il contributo analizza il quadro giuridico più ampio, la tensione in corso tra autodeterminazione individuale e autorità statale e le potenziali implicazioni per il futuro riconoscimento della diversità di genere ai sensi della Convenzione Europea sui Diritti Umani.